Jep Gambardella (Toni Servillo) ha compiuto 65 anni. È uno scrittore che non scrive più. Un dissacratore che ha scelto di stare a osservare il fluire indifferenziato dei giorni di una mondanità che ha reso il Mondo una rappresentazione di se stesso venuta male. Il suo unico romanzo giovanile è nato dalla bellezza di un amore, che ha resistito al tempo dell’addio e dell’assenza, che si è rifugiato nel diario segreto di una ragazza divenuta anziana e poi morta con quel sentimento unico dentro il cuore, preservato da tutto, persino dai perché. E Jep nel frattempo diveniva il re dei mondani, lo scrutatore attento e beffardo di una collettività che non si guarda più vivere per paura di inorridire di fronte all’inconsistenza delle proprie aspirazioni e al fallimento delle proprie scelte. Una mondanità che si ubriaca di feste, di droga, di sesso, di parole, di colori; cieca di fronte a una città sempre incantevole, ma caduta con tutta la sua malia nel buco nero dell’ovvio. Jep è beffardo e a tratti misantropo. La sua ironia tagliente non lascia scampo a chi “se la vuole raccontare”, come Stefania (Galatea Ranzi), per sfuggire alla verità di ciò che si è divenuti. E mentre questo viaggio –che è la vita di ognuno- si compie, Jep comincia a scoprire singulti di bellezza: nella suorina che nel giardino del convento si fa rincorrere dai bimbi; nello spettacolo degli interni architettonici chiusi allo sguardo dissacratore dell’uomo decaduto; nell’incantevole Roma papalina con i suoi tramonti, le sue pietre antiche, la sua eleganza atavica che non si lascia contaminare dalla volgarità di un tempo senza dèi. E Jep scopre la bellezza là dove sembra non esserci. Nell’anima bella di una spogliarellista con la quale fa davvero l’amore ma senza farlo. Nella bocca sdentata di una santa che parla con i fenicotteri e poi con un soffio li licenzia. Nello sguardo di un amico che, ridestato dall’amicume insulso che ha intorno, decide di tornare al paese ma riconosce in lui l’unico vero affetto.
D’altronde, se dovessimo dire che cosa è la bellezza oggi attenendoci a quello che ne pensava Platone saremmo spiazzati: «Ora, invece, solamente la Bellezza ricevette questa sorte di essere ciò che è più manifesto e più amabile» (Fedro, 250 D14-16). Il suo depauperamento etico-estetico è sotto gli occhi di tutti, si scambia per bellezza il bell’orrido che è la linfa venefica di questa società dello spettacolo. E la vita, senza la bellezza, è una «stucchevole estranea» (C. Kavafis, Per quanto sta in te) che si perde, come sostiene con irriverente garbo Jep Gambardella, sotto un assordante bla bla bla, un commercio di parole, un chiacchiericcio insignificante che ha come vessillo il silenzio delle coscienze.
Servillo è splendido. Comunica con gli occhi, interpreta con gli sguardi, comprende con il corpo, emoziona con i gesti, affascina con le parole, seduce con gli argomenti. In lui tutto è fuori posto, non è come te l’aspetti, uno scacco continuo che fa sorridere, rattristire, riflettere, godere. Ma il gioco di Jep è serio e la sua serietà sempre giocosa. Sorrentino rivela la sua grandezza, la sua statura di regista e fine scrutatore della realtà. Nulla è inadeguato in questa pellicola, ogni attore aderisce al proprio personaggio. Carlo Verdone è davvero un grande nell’apparire così piccino e Sabrina Ferilli emoziona, alla lettera.
I movimenti iniziali della telecamera preparano lo spettatore -già introdotto al viaggio che sta per intraprendere da Céline- a un volo visionario che oscilla indeciso tra il sogno e la realtà. E par davvero di volare sulla chiesa del Gianicolo. Condotti dalla musica sacra, siamo spinti in alto, per assumere il punto di vista di Dio e godere della bellezza straordinaria di Roma.
«Quando uno veda la bellezza di quaggiù, ricordandosi della vera Bellezza, mette le ali, e desideroso di volare, ma rimanendo incapace, guardando verso l’alto come un uccello e non prendendosi cura delle cose di quaggiù, riceve l’accusa di trovarsi in uno stato di mania» (Platone, Fedro, 249 D9-16).
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La grande bellezza
Regia di Paolo Sorrentino
Sceneggiatura di Paolo Sorrentino e Umberto Contarello
Musiche di Lele Marchitelli
Fotografia di Luca Bigazzi
Con: Toni Servillo (Jep Gambardella), Carlo Verdone (Romano), Sabrina Ferilli (Ramona), Carlo Buccirosso (Lello Cava), Iaia Forte (Trumeau), Pamela Villoresi (Viola), Galatea Ranzi (Stefania), Luca Marinelli (Andrea), Serena Grandi (Lorena), Giusi Merli (La Santa),
Roberto Herlitzka (il Cardinale), Isabella Ferrari, Giovanna Vignola (Dadina), Antonello Venditti (se stesso), Fanny Ardant (se stessa)
Italia, Francia 2013
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=HYY11XGkBoc
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